Prima di tutto, i fatti.
Da una parte tutti i media in Italia riportano oggi un estratto di una intervista di Rafael Grossi, capo dell’AIEA, il quale ha affermato che non ci sono prove l’Iran abbia già una bomba atomica. Ha aggiunto, nella stessa intervista, che l’Iran sta arricchendo l’uranio al 60%, unico paese al mondo a farlo.
Dall’altra, c’è lo statement ufficiale dell’AIEA, di 7 giorni fa, che richiede semplicemente alle parti belligeranti di NON BOMBARDARE SITI NUCLEARI per questioni di sicurezza, questa è l’unica dichiarazione ufficiale dell’AIEA in riguardo ai fatti iraniano-israeliani.
Poi c’è l’ONU a far chiarezza, anche qui, alcuni giorni fa, affermando quanto segue, come riportato dal Time (un giornale non proprio amico di Trump, che citiamo), “L’organismo di controllo nucleare delle Nazioni Unite ha riferito che le scorte iraniane di uranio arricchito al 60% – appena al di sotto del livello di qualità per armi – sono cresciute abbastanza da poter produrre diverse bombe se ulteriormente arricchite. Gli analisti affermano che l’Iran potrebbe teoricamente produrre materiale sufficiente per una bomba in appena una settimana, e che nessun altro Paese possiede tale quantità di uranio senza un programma di armi nucleari.”
Ricomponiamo i cocci, coi fatti:
– quanto sopra significa che l’Iran ha raggiunto un livello di stoccaggio di quantità notevoli di uranio arricchito a 60%.
– l’Uranio 235, che è quello che serve per le bombe atomiche, è presente in natura circa nella percentuale dello 0,72%, nell’uranio naturale ricavato dalle miniere, uranio che resta molto abbondante sulla terra.
– il processo di arricchimento dell’uranio è lentissimo all’inizio, con centrifughe, in quanto esiste una quantità enorme di uranio 238 inutile per la bomba atomica, da allontanare; mentre man mano che ci si avvicina al quantitativo minimo per una esplosione nucleare, diciamo al 85-90% almeno, il processo diventa è velocissimo (questione di proporzioni, la riduzione del tempo è simil-logaritmica)
– per farvi capire, l’arricchimento dell’uranio utile per le centrali nucleari per produrre energia elettrica è del 3-5%, NON del 60%
– invece per fare una bomba atomica non ottimizzata nell’esplosione, ossia sporca, si necessita di una % di uranio almeno del 60%, fino ad arrivare ad oltre il 90% per quelle tecnicamente diciamo perfette come esplosione ottimizzata
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Ora, l’ONU semplicemente ci dice che, appunto, l’Iran è arrivato ad un livello appena precedente a quello necessario per fare una bomba sporca, 60%.
Questi i fatti.
Aggiungiamo che i quantitativi di uranio al 60% erano arrivati a ZERO durante la prima presidenza Trump, che aveva minacciato l’intervento armato, dunque l’Iran si arrese e distrusse le scorte.
Oggi invece continua ad accumularle.
Dunque Israele, ovvero anche gli USA, NON vogliono una atomica, nemmeno sporca, in mano all’Iran: il motivo è semplice, basta immaginare gli effetti di una tale bomba, anche se solo “sporca”, utilizzata contro un paese densamente popolato come Israele, uno dei paesi più densamente popolati al mondo.
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I giornali italiani “di Davos” inventano. Ossia fanno propaganda
La guerra dei titoli, sui media italiani, di un paese dove la gente mediamente sub-culturata NON legge nemmeno gli articoli di giornale fermandosi solo ai titoli, è disarmante.
Praticamente, come potete leggere sotto, una carrellata, lo scopo sembra non quello di riportare i fatti per come sono, con fonti ufficiali ben rappresentate e descritte. Ma preferendo invece riportare una realtà virtuale preconfezionata.
Della serie, se manca qualcosa alla narrativa desiderata, si manda la conduttrice brava, ad esempio la bravissima Amanpour della CNN, da Rafael Grossi, ciò è quanto effettivamente è successo negli scorsi giorni, per una intervista, non sapiamo se intervista gratuita o pagata. Lo scopo: trovare argomenti a supporto delle tesi che interessano. Il resto lo fa la bravura della telecronista a portare l’argomento dove più aggrada al sistema. Ed i titoli di giornale, a riportare solo quello che serve.
Faccio presente che il CEO di CNN, è inglese, Sir Marrk Thompson, ex capo della BBC, ossia in rappresentanza di soggetti interessatissimi alla guerra in Ucraina, gli inglesi, in quanto hanno stipulato con Zelensky un accordo di sfruttamento in esclusiva delle risorse ucraine per 100 anni
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La centrale delle informazioni
Or dunque, vista la pervasività del messaggio lanciato sull’uranio in mano all’Iran, ossia cercando di dare la colpa ad Israele e USA per l’attacco che sembra voler essere definito come avventato, restano molti dubbi.
Come è possibile che nessuno abbia analizzato i fatti, invece di prestare il fianco alla propaganda più becera del tipo “Non ci sono prove che l’Iran abbia l’atomica”? E’ possibile che oggi in Occidente si faccia il tifo per un regime teocratico come quello degli Ayatollah che addirittura manda a morte donne che non si allineano ai dettami religiosi?
Io direi che non si tratta più di stupirsi, si tratta solo di interessi.
Fate conto che oggi molti tra coloro che tifano Iran, tifano anche per la Cina, ossia dipingendoci un regime comunista monopartito cinese come soluzione; una opzione che prevede non esista possibilità ne di scegliere la politica nè di crescere personalmente senza essere prescelti dal partito comunista cinese, questa secondo alcuni sarebbe la soluzione anche per l’Occidente.
Noi ci opponiamo, chiaramente, a questa follia, siamo sicuri che già lo sapete.
Ben sapendo che permettere ad un popolo, ariano per altro tanto quanto i nazisti, ovvero che MAI condannò le gesta di Hitler che bruciò milioni di ebrei nei lager, non fa parte delle opzioni che riteniamo praticabili, intendiamo dare l’atomica agli iraniani-popolo ariano. Parlo per noi che siamo preminentemente cattolici e pro-pace per altro, questo sito.
Meglio detta, le notizie che girano a senso unico e su tutte le testate evidentemente, oltre a far nascere dubbi, sembrerebbero far parte di un circuito ben oliato di “programmazione informativa” (propaganda), basato su interessi, ossia anche nel caso pagamenti, molto probabilmente pubblicitari. E li si intravede forse il collegamento Davos, potere, politica, propaganda, media. Infatti i media ad esempio italiani fanno parte, in larghissima misura, di cordate di imprenditori molto attivi a Davos. E che magari di Davos uno di questi imprenditori è stato pure direi quasi un fondatore o qualcosa di simile…. Oltre ad essere uno dei maggiori pagatori di pubblicità, automobilistica ad esempio, in Italia, sui media…
Nel contesto, resta solo da capire solo se la centrale informativa che nel caso distribuisce le info ai media sia solo di Davos o anche prettamente Italiana.
Direi che tutto sembra deporre affinchè esistano entrambe, questo deduciamo, una centrale italiana “di Stato” per il controllo delle informazioni ed una di Davos, dietro diciamo compenso/interesse degli editori. Ossia due i circuiti apparenti: uno, quello di Davos, base interessi tipo stakeholder; a cui si sovrappone all’occorrenza quello nazionale, inevitabilmente gestito immaginiamo dai servizi segreti italiani eredi del Duce, ossia gli stessi che generarono l’ “essenza” del toscano Pavolini e delle sue veline ai media ai tempi del fascismo.
Meglio detta: visto che i media italiani hanno come massima o quasi massima fonte di ricavi lo Stato stesso, in molti casi, che paga ricchi contributi per l'”informazione libera e plurale”, contributi statali prelevati dalle tasse pagate dai cittadini, probabilmente qualcuno forse sente di avere il diritto di imboccare il popolo via stampa su certi argomenti cruciali. Questo ci sembra di intravedere almeno…
Ad esempio ricordo lo Stato italiano, di fatto, ovvero i media anche di Stato, a spingere in guerra la gente italica, li si, con l’uranio il famoso del Niger contro l’Iraq di Saddam Hussein: la si che la bomba atomica era inventata, non come oggi che siamo prossimi ad averla nella realtà! (stranamente nel caso in specie venne fuori che la provetta presentata dal gen. Powell all’ONU per dichiarare la guerra a Saddam vedeva coinvolto nella genesi della truffa mediatica, di questo si trattò, addirittura il capo dei servizi segreti italiani, Pollari, ndr).
Resta che l’Italia non ci appare più come un paese pienamente democratico, lo diciamo da tempo. Anzi la deriva sudamericana sembra vieppiù evidente ormai (basti guardare i servizi giornalistici sui casi giudiziari di Bossetti/Yara Gambirasio, Garlasco/Alberto Stasi e Omicidi di Erba/Olindo e Rosa, con tutta la gestione colabrodo durante la raccolta prove, le indagini ed i relativi processi per intenderlo).
MD