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Home » I numeri del COVID (alias Pataccavirus?): purtroppo troppe cose non tornano!

I numeri del COVID (alias Pataccavirus?): purtroppo troppe cose non tornano!

Ollie Savio by Ollie Savio
4 Agosto 2021
in Salute, Società
- Leggere Disclaimer in fondo pagina
I numeri del COVID (alias Pataccavirus?): purtroppo troppe cose non tornano!
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Questo articolo avrà un seguito. Qui analizziamo solo i dati ufficiali di mortalità in Italia, trovando dati direi eclatanti. Abbiamo solamente una esposizione dei dati rilevati da Istat e in seguito, in altri articoli, provvederemo ad approfondire e fare i nostri commenti in modo da “scatenare” il dibattito.

Approfittiamo dell’uscita dei dati definitivi ISTAT relativi alle persone decedute nel periodo compreso tra i mesi di gennaio e il mese di ottobre 2020. Nonostante il vergognoso terrorismo mediatico e politico, i numeri parlano in maniera chiara. I numeri sono l’equivalente della bilancia per una persona a dieta. La bilancia non dice bugie.

I dati Istat forniti nel sito www.istat.it paragonano su base mensile i deceduti nell’anno 2020 verso la media dei deceduti nei 5 anni precedenti e sono aggregati per ogni provincia.

Come detto prima i numeri non mentono e non vogliamo essere negazionisti.

Il virus esiste, eccome.

Esattamente come altri milioni di virus che però non suscitano l’interesse di nessuno.

Stiamo solo cercando, come al solito, di analizzare le cose unicamente usando i fatti accaduti e cercando di usare dei criteri di razionalità che dovrebbero essere la base della politica che “non” decide nel nostro interesse.

I deceduti sono in aumento nel 2020, ma i dati dicono che il problema è enormemente inferiore a quanto affermato dai media main stream servi di coloro che hanno avuto enormi vantaggi dal creare questa situazione.

Nell’analisi dei dati si rileva immediatamente che nei mesi di gennaio e febbraio (pre-covid) è stato rilevato un grosso calo della mortalità rispetto alla media dei 5 anni precedenti.

Sono stati rilevati 117.253 decessi contro i 125.741 della media dei 5 esercizi precedenti.

Tale calo è del 6,75% sulla media dei 5 anni precedenti come vediamo dalla tabella che segue.

Media 2015/2019 2020 %Incremento
125.741 117.253 -6,75%

Ci si chiede come mai, nei due mesi immediatamente precedenti la pandemia ci sia stato un calo così importante nei decessi nei due mesi più freddi dell’anno.

Io avrei un’idea ma lo scopo di questo lavoro è unicamente il voler fornire un’analisi dei dati al fine di dare uno strumento con cui ognuno di noi si possa fare una propria idea su quanto sta succedendo.

Dopo questo strano dato è iniziata la vera e propria pandemia con un significativo aumento dei decessi nei mesi di marzo e aprile come vediamo dalle tabelle sottostanti.

Media 2015/2019 Marzo 2020 %Incremento
49.489 60.614 22,48%
Aprile 2020
Media 2015/2019 2020 %Incremento
43.899 55.324 26,03%

Questi dati sembrano sono o meglio sembrano allarmanti, ma se osserviamo i dati stessi in un periodo più lungo (al 31/10/2020), notiamo che l’incremento è di grandezza completamente diversa.

01/2020 10/2020
Media 2015/2019 2020 %Incremento
536.025 588.331 9,76%

A prima vista l’incremento sembra grande, ma se lo confrontiamo con gli incrementi di anni precedenti notiamo che tra il 2014 e il 2015 si è verificato un aumento dell’8,67% e tra il 2016 e il 2017 l’aumento di mortalità è stato del 6,70% come vedete dalle tabelle successive.

Quindi rispetto al 2015 abbiamo una mortalità su tutto il territorio nazionale in aumento del 1,11%. Lascio a voi il commento se un aumento dei deceduti dell’1,11% deve scatenare la distruzione del tessuto economico e sociale di una nazione.

I valori li esprimiamo nelle seguenti tabelle:

Gennaio Ottobre
2014 2015 %Incremento
496.403 543.522 8,67%
Gennaio Ottobre
2016 2017 %Incremento
506.140 542.412 6,70%
Gennaio Ottobre
2019 2020 %Incremento
530.785 588.331 9,78%

 

Qui di seguito abbiamo invece l’andamento dei decessi dal 2012 al 2020 con la percentuale di incremento sull’anno precedente.

2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020
514.342 501.434 496.403 543.522 506.140 542.412 528.970 530.785 588.331
-2,57% -1,01% 8,67% -7,39% 6,69% -2,54% 0,34% 9,78%

 

Notiamo i picchi del 2015 e del 2017 e avendo avuto in seguito un anno in diminuzione (2018) e un anno stazionario (2019) un picco era atteso.

Ma vediamo il picco del 2020 e vediamo di esporre i dati e soprattutto la loro distribuzione sul territorio nazionale.

Innanzitutto, notiamo che l’incremento del 2015 (8,67%) è molto simile a quello del 2020 (9,78%).

Ma la cosa veramente interessante è la distribuzione territoriale dei decessi e il loro incremento.

Sembra che il Covid 19 sia molto attivo solo in Lombardia come possiamo vedere dalla tabella successiva. Potremmo quasi definirlo un virus “lombardo”.

Gennaio Ottobre
2019 2020 %Incremento
82.720 110.453 33,53%

Osserviamo la distribuzione nelle singole provincie della Lombardia.

Provincia Media 5 anni 2020 % aumento
Varese 7642 8612 12,69%
Como 5061 6025 19,05%
Sondrio 1674 2055 22,76%
Milano 25895 32510 25,55%
Bergamo 8474 14511 71,24%
Brescia 9798 14198 44,91%
Pavia 5793 7582 30,88%
Cremona 3395 5510 62,28%
Mantova 3836 4754 23,92%
Lecco 2761 3743 35,59%
Lodi 1903 2852 49,87%
Monza e della Brianza 6488 8101 24,87%

 

Notiamo l’epicentro a Bergamo con un aumento super-anomalo del 71,24% che scende man mano che ci si allontana,

Indubbiamente i dati sono elevatissimi ed effettivamente preoccupanti. Qui nei mesi di marzo e aprile il virus ha colpito senza dubbio fortissimo.


Vediamo che oltre alla Lombardia il Covid è attivo (ma molto meno) in tutto il Piemonte soprattutto nelle provincie confinanti con la Lombardia come possiamo vedere dalla tabella successiva.

Gennaio Ottobre
2019 2020 %Incremento
44.602 50.342 12,87%

Notiamo che la percentuale di aumento rispetto alla media del quinquennio precedente è nell’ordine del 12%. Quindi nettamente sopra la media nazionale ma enormemente inferiore rispetto alla Lombardia.


Dalla tabella successiva vediamo una distribuzione su tutto il territorio del Piemonte abbastanza uniforme con secche diminuzioni nelle provincie più lontane come Cuneo.

Provincia Media 5 anni 2020 % aumento
Torino 21630 24494 13,24%
Vercelli 2069 2401 16,05%
Novara 3486 4084 17,17%
Cuneo 5963 6344 6,39%
Asti 2507 2793 11,39%
Alessandria 5207 6024 15,70%
Biella 2060 2416 17,28%
Verbano-Cusio-Ossola 1681 1786 6,27%

Il valore di incremento nettamente inferiore sia alla media regionale (12,87%) che nazionale si ha in provincia di Cuneo che è la più lontana dalla Lombardia e nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola al confine con la Svizzera.

I valori del Piemonte sono elevati ma enormemente lontani da quelli della Lombardia e la confinante Valle d’Aosta presenta un risultato leggermente inferiore (12,61%).

Dopo il Piemonte confinante in gran parte delle provincie a parte quelle con incidenza più bassa (Cuneo e Verbano) veniamo alla Liguria.

Gennaio Ottobre
2019 2020 %Incremento
18384 20.442 11,19%

 

Notiamo che la percentuale di aumento rispetto alla media del quinquennio precedente è nell’ordine del 11%. Quindi sopra la media nazionale ma enormemente inferiore rispetto alla Lombardia e leggermente inferiore al Piemonte.

Dalla tabella successiva vediamo una distribuzione su tutto il territorio della Liguria dalla quale si evidenzia che, tranne Genova, i dati sono in linea con l’aumento nazionale. Quindi la situazione è estremamente meno grave.

Provincia Media 5 anni 2020 % aumento
Imperia 2.503 2.739 9,42%
Savona 3.325 3.610 8,56%
Genova 10.045 11.341 12,90%
La Spezia 2.510 2.752 9,62%

Trentino-Alto-Adige

Gennaio Ottobre
2019 2020 %Incremento
7.905 9.244 16,94%

Notiamo che la percentuale di aumento rispetto alla media del quinquennio precedente è nell’ordine del 16,94%. Quindi nettamente sopra la media nazionale ma enormemente inferiore rispetto alla Lombardia.

Dalla tabella successiva vediamo una distribuzione su tutto il territorio del Trentino-Alto-Adige dalla quale si evidenzia che i dati sono nettamente superiori alla media nazionale.

Media 5 anni 2020 %Incremento
Bolzano 3670 4244 15,64%
Trento 4235 5000 18,06%

Passiamo ora alla regione governata dal lockdownista Luca Zaia che chiuderebbe qualsiasi cosa causa il virus.

Media 5 anni Gennaio Ottobre 2020 %Incremento
41.093 44.118 7,34%

Notiamo che la percentuale di aumento rispetto alla media del quinquennio precedente è nell’ordine del 7,34%. Quindi nettamente al di sotto della media nazionale.

Dalla tabella successiva vediamo una distribuzione su tutto il territorio del Veneto e notiamo chiaramente che il virus ha fatto danni veramente quasi trascurabili ed ha un tasso inferiore al picco di decessi del 2015 (8,67%) e appena superiore al picco del 2017 (6,70%).

Media 5 anni Gennaio Ottobre 2020 %Incremento
Verona 7477 8308 11,12%
Vicenza 6774 7281 7,49%
Belluno 2184 2244 2,74%
Treviso 6905 7359 6,58%
Venezia 7662 8313 8,49%
Padova 7553 7931 5,00%
Rovigo 2538 2672 5,28%

 

Notiamo che l’unica provincia con incidenza superiore alla media nazionale è Verona che si trova al confine con la Lombardia e molto vicina a Brescia e Bergamo epicentri della epidemia.

Le altre provincie hanno incidenze negli aumenti nettamente inferiori alla media nazionale e abbondantemente inferiori al picco del 2015.

Il lockdownista Zaia nel 2015 con un picco di mortalità dell’8,67% avrebbe dovuto chiudere ancora di più rispetto al 2020 che ha avuto un picco del 7,34%.


Il Friuli-Venezia-Giulia ha avuto un aumento dei decessi sulla media dei 5 anni dell’1,37% con Udine e Gorizia dove il numero dei decessi è addirittura diminuito.

Qui le tabelle.

Media 5 anni Gennaio Ottobre %Incremento
Friuli-Venezia-Giulia 12322 12491 1,37%

 

Vediamo la percentuale bassissima di aumento di decessi di quasi 10 volte inferiore alla media nazionale.

Non commento il dato, perché nei confronti di chi ha disposto il lockdown dovrei dire cose plausibili di querela.

Vediamo i dati provinciali.

Media 5 anni Gennaio Ottobre %Incremento
Udine 5321 5275 -0,86%
Gorizia 1525 1524 -0,08%
Pordenone 2689 2836 5,46%
Trieste 2787 2856 2,48%

Notiamo che nelle provincie di Udine e Gorizia i decessi sono addirittura diminuiti rispetto alla media dei 5 anni precedenti.


Veniamo ora a una regione dove si hanno i dati più contrastanti : l’Emilia-Romagna.

Media 5 anni Gennaio ottobre %Incremento
Emilia-Romagna 42.211 47.953 13,60%

L’Emilia-Romagna ha avuto un aumento dei decessi superiore alla media nazionale e superiore alla media degli ultimi 5 anni del 13,60%. Ma vediamo la distribuzione provinciale qui nettamente diversa tra una provincia e l’altra.

Media 5 anni Gennaio ottobre %Incremento
Piacenza 3033 4277 41,03%
Parma 4222 5683 34,62%
Reggio nell’Emilia 4560 5149 12,91%
Modena 6130 6760 10,28%
Bologna 9825 10462 6,49%
Ferrara 4066 4224 3,89%
Ravenna 3917 4063 3,74%
Forlì-Cesena 3630 4013 10,54%
Rimini 2828 3322 17,46%

Notiamo i valori altissimi e quasi “lombardi” delle provincie di Parma e Piacenza. Si nota immediatamente che sono le provincie confinanti con la Lombardia in particolare con le provincie di Brescia e Cremona.

Vediamo dalla tabella superiore che il virus cala sempre di più percorrendo la Via Emilia fino a Bologna per poi risalire a mano a mano che ci si avvicina a Rimini dove i valori ritornano a livelli preoccupanti.

Il virus ha poi sconfinato nelle Marche e anche la provincia di Pesaro presenta valori particolarmente elevati.

Invece allontanandosi dalla via Emilia e andando verso il mare nelle provincie di Ravenna e Ferrara il virus si butta a mare e sparisce suicidandosi.


Analizziamo ora l’ultima regione con andamento anomalo :

Le Marche

Media 5 anni Gennaio ottobre %Incremento
Pesaro 3288 4114 25,11%
Ancona 4582 4841 5,65%
Macerata 3147 3335 5,98%
Ascoli Piceno 2067 2070 0,13%
Fermo 1764 1795 1,78%

 

La provincia di Pesaro che confina con quella di Rimini presenta valori preoccupanti mentre le altre provincie presentano valori fino a 10 volte più bassi rispetto alla media nazionale.

Molto strano. Sembra ci sia una enclave del virus nelle provincie di Rimini e Pesaro.


Il resto d’Italia presenta valori assolutamente trascurabili, nettamente al di sotto della media nazionale o spesso valori di mortalità inferiori agli anni precedenti come vediamo nella prossima tabella.

Marche 14.848,2 16.155 8,80%
Toscana 36.767,0 38.116 3,67%
Umbria 8.754,8 8.740 -0,17%
Lazio 48.927,2 49.077 0,31%
Campania 46.013,2 46.252 0,52%
Abruzzo 12.751,0 12.918 1,31%
Molise 3.247,4 3.250 0,08%
Puglia 33.104,0 35.023 5,80%
Basilicata 5.407,4 5.409 0,03%
Calabria 17.051,4 17.238 1,09%
Sicilia 44.715,4 44.877 0,36%
Sardegna 13.961,2 14.848 6,35%

Ricordiamo che il dato totale Italia è il 9,76%.

Vediamo che nel centro e nel sud i dati sono praticamente, scusate il termine, ridicoli.

Anche le Marche, nonostante la criticità della zona di Pesaro è sotto la media nazionale.

Per finire, anche se ho detto che non lo avrei fatto, non riesco a resistere e devo fare un paio di osservazioni.

Mi piacerebbe sapere :

I media main stream che mandavano gli inviati in Stazione centrale a Milano per intervistare quelli che scappavano e portavano il virus al sud, si sono chiesti come mai il virus al sud non è arrivato? Il virus si è fermato sul treno ed è tornato a Milano. Forse è un virus razzista e i terroni gli stanno sui coglioni. Si rifiuta di infettarli.

Il Governatore De Luca, l’uomo che voleva mandare i carabinieri con il lanciafiamme a casa delle persone ha registrato un aumento dei decessi sulla media dei 5 anni precedenti dello 0,52% e nella provincia di Salerno i decessi sono calati del 2,38%.

Cosa risponderà al popolo campano quando un giorno gli chiederà perché non si è opposto alla distruzione del tessuto economico e sociale per combattere il nulla?

Forse il popolo campano andrà a casa sua con il lanciafiamme per vedere se ci sono assembramenti ?

Tutti i governatori e che, essendo responsabili del settore sanitario, sono complici della distruzione del tessuto economico e sociale di una nazione come si discolperanno nei confronti dei cittadini?

E tutta la classe politica romana come si sentirà?

Questa era solo una esposizione di dati molto semplice guardando in modo freddo e distaccato i dati di persone purtroppo decedute.

Le nostre idee su un virus che sembra più politico che clinico le svilupperemo in articoli a parte e ci piacerebbe sviluppare un vero e proprio dibattito sul tema che permettesse di capire alle persone cosa sta realmente succedendo.

Sembra che la magistratura abbia cominciato ad indagare su ciò che è successo in Lombardia in particolare a Bergamo.

Spero che questa volta venga fatto un lavoro onesto che porti i colpevoli di questo scempio dietro le sbarre.

Per concludere con una battuta per giustificare il titolo, ricordo in Romagna esiste la figura del “PATACCA”.

In Romagna si definisce patacca un essere ragliante che pensa invece di essere un fenomeno.

Il covid sembra davvero un’influenza trasformata dai media nella peste del Manzoni, ma che rimane sempre un’influenza.

Come un patacca che rimane sempre un patacca perché non è abbastanza intelligente da rendersi conto di essere un essere ragliante.

OS

*****

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Questo sito nasce dall’esigenza di poter condividere analisi e strumenti di analisi indipendenti senza alcuna affiliazione politica o di sodalizio in ambito economico o, utilizzando una aggregazione precedente, sociologico. crediamo infatti che la libertà di analisi e di critica – solo se costruttiva – deve restare la base di ogni contraddittorio pubblico, sempre in buona fede. L’ambito vuole essere economico, con lo scopo di di analizzare la società con un metro appunto di valorizzazione economica e/o sociologica.

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